Esiste un cancello celeste al 913 di via Prenestina che si apre su una strada poco asfaltata, un ex mattatoio e una colorata e variegata mescolanza di storie. Esiste una piccola realtà, nella periferia est di Roma in cui l’arte ha salvato delle case e delle famiglie hanno dato una nuova casa all’arte. Esiste un luogo racchiuso in delle alte mura che sembra governato da regole e dettami e in realtà è completamente autogestito.

Qui tra scetticismo, luoghi comuni e incredulità, esiste Metropoliz.

È il 2009 quando con l’intento di risolvere un problema di carattere abitativo, nuclei familiari di diverse etnie decidono di occupare, con il contributo del Blocco Precari Metropolitani, l’ex stabilimento del salumificio Fiorucci.

Da qui il problema di come si può valorizzare un luogo fatiscente ed ora abitato così da impedirne la demolizione.

La prima risposta arriva da Giorgio De Finis (antropologo e regista) che nel 2012, realizzando il documentario “Space Metropoliz”, fa di un problema urbano una cassa di risonanza, richiamando l’attenzione di artisti da tutto il mondo.

La soluzione quindi?

Facile, la creazione di un museo e per la precisione del MAAM, Museo dell’Altro e dell’Altrove.

L’ altro sarebbe la “città meticcia” così definita dagli abitanti e l’altrove risiede nella volontà di mantenere tutte le diversità che sono diventate il vero valore di questo luogo.

Tra gli street artist qui troviamo muri di Diamon, Alice Pasquini, che si è occupata della ludoteca per i “baby meticci”, Mauro Maugliani, Michelangelo Pistoletto e molti altri.

Lavorare al o per il MAAM, significa essere ospite di una famiglia eritrea o magari rom che ha alzato un muro di cartongesso e ha fatto di un piccolo spazio la sua casa, significa vedere la propria opera diventare una coloratissima porta da calcio per i bambini della comunità marocchina, ma è giusto che sia così, o semplicemente pranzare nell’umida sala comune con un piatto cucinato da una signora italiana.

Ma la cosa che veramente colpisce quando si vive “l’esperienza” del MAAM è sapere che c’è chi viene da così lontano per portare la sua arte in un luogo tanto controverso quanto normalissimo e noi, che la “possediamo”, non ne conosciamo l’esistenza o siamo troppo carichi di pregiudizi da non lasciare spazio alla rarità.

Esiste un cancello celeste al 913 di via Prenestina che ogni sabato si apre e fa entrate chiunque abbia la curiosità di guardare al di là di un muro.

Metropoliz. (foto dell’autrice)

Un cancello celeste al 913 di via Prenestina. (foto dell’autrice)


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